Nel 2007 la Galleria amaneï ha presentato la personale di Marco Teatro “Il tempo non esiste”. Quest’anno dedica una collettiva sempre alla street art che comprende i lavori recenti di Teatro, Sonda e Airone.
Per gli artisti abituati a lavorare in strada (da qui nasce il termine “street art”) nei luoghi aperti dove i colori e le dimensioni sono esasperati per emergere il più possibile, le regole pittoriche hanno canoni e valori più relativi; conta l’immediatezza del colpo d’occhio, la distanza dei punti d’osservazione, e i tempi d’esecuzione sono generalmente compressi dai fattori esterni.
Anche la consapevolezza del prodotto effimero, essere coscienti della caducità, della breve vita del proprio lavoro, spinge a razionalizzare le energie e compromette spesso la qualità tecnica.
Quando un artista abituato a questi canoni si confronta con la tela, o supporto “oggetto” inteso come spazio definito, come complemento d’arredo, è immancabilmente un approccio sofferto e contraddittorio. È un insieme di compromessi imposti dal limite dell’esecuzione: il lavoro eseguito nella tranquillità dello studio, da soli, senza quel pubblico più o meno estraneo che osserva i suoi movimenti d’esecuzione, è l’esatto contrario del muro, dove spesso la tecnica passa in secondo piano nella scala dei valori performativi e comunicativi imposti dalla situazione esterna.
Fare un prodotto definito, limitato nelle dimensioni e nel tempo, osservato da vicino e collocato in ambienti “domestici”, per forza di cosa snatura la street art.
La ricerca di singoli artisti che intraprendono questo percorso difficile, può portare a risultati nuovi e sorprendenti, contaminando un ambito pittorico accademico che ormai è soffocato dai nuovi media.
In questa piccola collettiva, portiamo tre esempi differenti, di stili e tecnica, accomunati dallo stesso background della street art.